trad. de N. Cagnone
Johan and Levi editore (Col. Saggistica d'arte),
ISBN: 978-88-6010-087-0
A partire dagli anni novanta i cosiddetti cinema studies hanno subito una tale proliferazione da diventare una vera e propria disciplina accademica. Attualmente, però, il loro oggetto d’indagine sembra dissolversi sempre di più in un flusso di mutevole, globale e globalizzante, cultura dell’immagine: audiovisiva, elettronica, digitale e web.
Miriam Bratu Hansen ricomincia dal principio, ovvero dalla perspicace critica della modernità operata da tre pilastri dell’estetica del Novecento – Kracauer, Benjamin e Adorno – incentrata proprio su questo media: non su ciò che il cinema è, ma su quello che fa, ovvero la particolare esperienza sensoriale e mimetica che esso rende possibile negli spettatori. A cominciare, per esempio, dai cartoni animati di Mickey Mouse, così popolari, diceva Benjamin, per il «semplice fatto che il pubblico riconosce in essi la propria vita». Non un’ontologia del cinema, dunque, ma un tentativo di comprensione, sebbene con prospettive e modalità differenti, del suo ruolo all’interno della modernità in evoluzione. I film, infatti, contribuiscono in maniera sostanziale alla riconfigurazione dell’esperienza intesa nel suo senso più pieno di Erfahrung, ovvero come vita quotidiana, rapporti sociali e lavorativi, economia e politica.
Nonostante il competitivo ambiente mediatico in cui è inserito, il cinema è comunque sopravvissuto, si è adattato e trasformato. La recente apertura della frontiera del digitale e il necessario ripensamento di dispositivi e categorie filmiche fondamentali come il movimento e l’animazione lanciano una nuova sfida, che però non è una minaccia: dopo aver fatto «saltare con la dinamite dei decimi di secondo questo mondo simile a un carcere», il cinema potrebbe riaprire capitoli dell’estetica apparentemente chiusi e riattualizzarli.
Sommario
PrefazioneRingraziamenti
Fonti
Kracauer
1. Il cinema, medium di un mondo che si disintegra
1.1 Verso un materialismo modernista
1.2 La fotografia e il Vabanque-Spiel della storia
2. Un curioso americanismo
2.1 La
2.2 Cultura di
2.3 Modernità in competizione, possibilità che si riducono
Benjamin
3. Attualità, antinomie
3.1 Il saggio sull’opera d’arte: strategie testuali, infortuni concettuali
3.2 Masse, distrazione
4. Aura: l’appropriazione di un concetto
4.1 L’aura in senso lato
4.2 L’arte auratica, la bella apparenza
4.3 L’aura, l’immagine primordiale, la coscienza onirica
4.4 Incontri auratici con il Sé, proficua autoestraniazione
5. Scambiare la luna per una palla
5.1 L’innervazione
5.2 La facoltà mimetica
5.3 L’inconscio ottico
6. Micky-Maus
6.1 Il riso collettivo: terapia e terrore
6.2 Una favola modernista
6.3 La creatura ibrida: “scardinare la teleologia della natura”
6.4 Eccesso e addomesticamento
7. La forma ludica della seconda natura
7.1 Spiel e teoria del gioco
7.2 Lo spazio di gioco, la seconda tecnica, la ripetibilità
7.3 Antinomie del gioco
Adorno
8. La questione dell’estetica cinematografica
8.1 Tecnica e tecnologia
8.2 Trasparenze
8.3 Immagine/scrittura
8.4 Bellezza naturale, carattere linguistico
8.5 Movimento, tempo, musica
Kracauer in esilio
9. Teoria del film
9.1 Marsiglia-New York
9.2 Cinema come anticamera della storia
Gustavo Nanclares
La cámara y el cálamo. Ansiedades cinematográficas en la narrativa hispánica de vanguardiaIberoamericana / Vervuert (Col. La Casa de la Riqueza. Estudios de la Cultura de España ; 18)
Madrid / Frankfurt, 2010, 212 pp.
ISBN: 9788484895350
Analiza la narrativa hispánica de vanguardia desde las tensiones generadas en los escritores de los años veinte a raíz de la irrupción del cine como el más novedoso medio artístico y estético de la modernidad.
Agradecimientos
IntroducciónCap. 1. Los narradores de vanguardia y el cine: crónica de un
deslumbramiento
Cap. 2. Estructura e imaginario de la narrativa de vanguardia:
montaje, découpage y fotogenia.
Cap. 3. Expresión y caracterización: el procedimiento
fisiognómico
Cap. 4. Ensoñación cinematográfica: la hibridación de mundos
ficcionales
Cap. 5. Apariencias fantasmáticas y sexualización de la mirada
Cap.
de la utopía
Bibliografía
Índice onomastico
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J.C.G.
Los títulos que encabezan esta entrada, y que tengo la fortuna de poder añadir a mi biblioteca, tienen común topografía cinematográfica, pero distinto origen en su procedencia y ocasión. La excelente traducción italiana es un presente traído desde Florencia por Maria Pina Fersini, quien elabora su tesis en la Universidad de Málaga en la modalidad de co-tutela con la de aquella ciudad. Ella sabe bien –e intuye mejor- mis devociones temáticas, y el cine, especialmente desde su reflexión filosófica y estética, es una de ellas. Esa devoción se ha despertado en mí recientemente, lo que me produce un enorme desconsuelo, pues desatendí por negligencia maravillosos libros que estuvieron en mis manos, o al alcance de ellas. La bondad de Maria Pina me procura indulgencias, cuando realmente sólo merezco mortificaciones. Su generosidad extrema mi gratitud, que sin embargo no alcanzaré a expresar con suficiente reconocimiento.
Con todo, confeso de mi pecado, lo expío con obras piadosas en el imposible empeño de tratar de hacerme perdonar a mí mismo, y recupero ahora aquello que reencuentro sin permitir que vuelva a disgregarse en tentaciones no sucumbidas. Me impongo así severa disciplina, sin autocomplacencia alguna. Esa manera de afrontar mi culpa es el único bálsamo y el solo consuelo a mi disoluta conducta del pasado. Por eso, en ocasión de hallar casualmente el segundo título mientras escudriñaba en profundidad la sección de Cine en la librería del campus universitario –Librería Qproquo- lo he recibido con total aceptación como justa penitencia. Me siento mejor ahora, y con buena disposición de ánimo para seguir aplicándome el flagelo de próximas adquisiciones. No deberé flaquear. Aún hay esperanza.
J.C.G.